Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana #4


In questo periodo di apatia politica da cui vorrei riuscire a scuotermi, perché così triste e senza speranza in tal senso non mi sopporto, ho bisogno di qualcuno che mi sia d'esempio.








Giuseppe Manfredi (21 anni)


Vi chiedo solo perdono per l'immenso dolore che vi ho dato. Ancora una volta perdonatemi. Mamma, pensa anche che hai molti figli, perciò non te la prendere troppo.





Irma Marchiani (33 anni)


Nel mio cuore si è fatta l'idea (purtroppo non da troppi sentita) che tutti più o meno è doveroso dare il suo contributo.





Ho sentito il richiamo della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui...fra poco non sarò più, muoio sicura di aver fatto quanto mi era possibile affinché la libertà trionfasse.





Attilio Martinetto (23 anni)


Anna Maria, sei giovane, puoi ancora costruirti un avvenire, non voglio che rinunci ad esso per il mio ricordo, procurati solo la compagnia di un uomo che ti voglia bene almeno quanto te ne ho voluto io e sii felice.





Giovanni Mecca Ferrogna (18 anni)


Spero che noi saremo le ultime vittime di questi assassini: ma voi che restate dovete vendicarci duramente. Muoio contento di aver servito la mia causa fino all'ultimo. Vuol dire che quello che non faccio più io, lo faranno gli altri.





Andrea Mensa (37 anni)


Mai come in questi giorni mi sento onorato di essere un comunista e spero di esserne degno di questo nome e così dovete fare tutti voi, sapere quando è necessario essere veri comunisti.


Difficilmente tornerò tra voi ma non perdetevi di coraggio seguitate il mio lavoro centinaia come me sorgeranno e terranno in alto la nostra fiaccola i giorni belli si avvicinano.





Luigi Magliavacca (19 anni)


Cara e adorata mamma cerca anche te di essere fiera d'aver dato un figlio per la libertà della classe operaia.





Giorgio Paglia (22 anni)


Sii orgogliosa di tuo figlio perché come credo di aver saputo combattere, così credo che saprò morire.





Bruno Parmesan (19 anni)


Ore mi separano dalla morte, ma non ho paura perché non ho fatto del male a nessuno; la mia coscienza è tranquilla.


Papà, fratelli e parenti tutti, siate orgogliosi del vostro Bruno che muore innocente per la sua terra.





Giuseppe Perotti (48 anni)


In guerra la morte è un rischio comune. Non discuto se chi me la darà ha colpito giusto o meno: si muore in tanti ogni giorno ed i più innocentemente; io almeno ho combattuto.





L'unico testamento spirituale che lascio a te ed ai miei figli adorati è di affrontare con serena sicurezza le avversità della vita adoperandosi in modo perché la propria coscienza possa sempre dire che ha fatto tutto il possibile. Se il risultato sarà buono compiacersene con modestia; se sarà cattivo trovare sempre la forza di riprendere con buona lena senza lasciarsi abbattere e senza chiamare in causa il destino.





Renato Peyrot (23 anni)


Ti ho detto che sono tranquillo: sono qualcosa di più. Non ho pianto e non ho voglia di piangere: mi rassegno alla volontà di Dio. Un mio compagno piangeva: l'ho consolato. Spero potrò avere il conforto del pastore e di essere sereno sino alla fine.


Mi spiace di morire e non sarei sincero se dicessi il contrario: speravo di avere un giorno il mio lavoro, la mia casa, la mia famiglia, ed ho fatto molti sogni. Nulla di questo sarà. Pazienza! 





Giancarlo Puecher Passavalli (20 anni)


Muoio per la mia Patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato. Spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni. Iddio mi ha voluto... Accetto con rassegnazione il suo volere.


Non piangetemi, ma ricordatemi a coloro che mi vollero bene e mi stimarono.





L'amavo troppo la mia Patria; non la tradite, e voi tutti giovani d'Italia seguite la mia via e avrete il compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale.


Perdono a coloro che mi giustiziano perché non sanno quello che fanno e non sanno che l'uccidersi tra fratelli non produrrà mai la concordia.