Nuovo dizionario delle cose perdute, Francesco Guccini [Il maglione è quella cosa che i bambini portano quando le mamme hanno freddo]


"Quando morirò seppellitemi in una vigna, acciocché possa ridare alla terra tutto quello che ho bevuto nella mia vita". [Carducci]






C'è una cosa, più di tante altre, che mi è mancata nella vita, non per colpa di qualcuno, solo per un fato avverso. Mi è mancato mio nonno. Mi sono mancati tutti, perché non ho avuto abbastanza tempo per conoscerne nessuno, ma uno più degli altri. La mamma dice che se avessi conosciuto mio nonno, suo padre, c'avrei scritto un libro su di lui.

Mio nonno aveva una maestra che lo cacciava dalla classe e lo mandava a ripulire i campi intorno alla scuola, perché tanto ai poveracci come lui la scuola non sarebbe mai servita. Mio nonno era andato in Africa, a fare la guerra, era stato fatto prigioniero e raccontava che laggiù, al di là del mare, dopo la guerra, lui ci stava anche bene, così bene che se l'era presa con De Gasperi quando li aveva fatti tornare tutti a casa. Ecco, in poche parole, devo ringraziare un democristiano se mio nonno è tornato in Italia, ha conosciuto la nonna e ha messo al mondo, tra gli altri, la mia mamma che a sua volta ha fatto nascere me. Perciò grazie De Gasperi.

Mio nonno non aveva simpatia per i democristiani, era comunista, ma comunista davvero. Operaio, povero e senza istruzione, ma con una mente aperta, così aperta che voleva assolutamente che tutti i suoi figli studiassero il più possibile, perché l'aveva capito che la cultura può rendere davvero liberi. L'aveva capito perché lui non ce l'aveva e ne sentiva la mancanza.



Il libro di Guccini mi ha fatto pensare a lui, alle cose perdute che il nonno non mi ha mai raccontato tenendomi sulle ginocchia, accanto al fuoco o in mezzo a un prato. Me le hanno raccontate, sì, anche con tutto l'amore del mondo, ma non ha potuto farlo lui. E io ho preso nonni in prestito, ho ascoltato le storie dei miei genitori, dei miei zii, dei miei compaesani, dei nonni altrui, ma sono sicura che non è stata la stessa cosa. E di questo mi dispiace.



Mio nonno, seppure senza la sua cultura, sarebbe stato il mio Guccini. E mi avrebbe incantata con racconti di guerra e storie di campagna senza luce, senza acqua, senza corrente. Mi avrebbe incantata con le cose perdute di un tempo lontano, e nemmeno tanto lontano certe volte. E io l'avrei ascoltato incuriosita, con la stessa curiosità con cui ho iniziato e letto questo libro, dove ho trovato cose perdute che ricordavo e altre che invece non sapevo nemmeno esistessero (i vespasiani, ad esempio).

Ho letto quelle pagine immaginandomele lette con la erre moscia di Guccini. E adesso, proprio mentre lo scrivo, mi rendo conto che la voce di mio nonno non so nemmeno come fosse.

Perché sì, da un certo punto di vista sembra davvero che si stesse meglio quando si stava peggio, anche se non mi sembra sia questo il senso del piccolo Nuovo dizionario delle cose perdute, però nessuno faceva foto o filmini, nessuno registrava le voci.


Merenda è parola latina e significa "cose da meritare".


Mi scuso per questi scarabocchi un po' sconclusionati. Il libro è carino, niente di imperdibile, ma carino per allenare la memoria e pensare Ah sì, questo me lo ricordo oppure Ah sì, questo me l'hanno raccontato oppure Ah sì, l'ho visto in quel film oppure Ma davvero??? E poi Guccini è sempre Guccini, anche se allo scrittore preferisco di gran lunga il cantautore.

Leggendo il libro, oltre che a mio nonno, ho pensato anche che io stessa potrei già scriverlo un elenco piuttosto lungo di cose che non si vedono più oggi. Ad esempio ho ancora il mio walkman azzurro, in un cassetto, c'andavo via matta e l'avevo comprato mettendo via non so quante paghette. E adesso è una cosa perduta. Perduta come le canzoni che mia sorella mi aveva insegnato a registrare direttamente dallo stereo. Perduta come quel cellulare grandissimo che mi sembrava una cosa incredibile e invece sapeva solo telefonare, sappiamo bene che oggi è l'ultima cosa che un telefono deve saper fare.



È un libro di ricordi, ecco, che invita anche chi legge a ripensare ai propri.


Oggi [le uova], in confezioni da quattro, sei o dodici, in appositi contenitori, recano impresso sul guscio sigle che indicano la data di scadenza, il nome della gallina stessa. Tutto questo, dicono, per evitare pericolosi fenomeni di diffusione della salmonella che, prima dell'invenzione delle uova siglate, produceva pericolose epidemie paragonabili alla peste manzoniana. Io stesso sono morto, tanti anni fa, e non me ne sono neanche accorto. Correvamo rischi mortali, e non lo sapevamo.

Dieci titoli "Vorrei ma non riesco"


Tempo fa sul blog pieno di idee di Strawberry avevo letto un post in cui lanciava un nuovo gruppo di lettura dedicato a una delle sue letture "Vorrei, ma non riesco", cioè a quei libri che lo ripetiamo milioni di volte di voler leggere, ma che ancora non abbiamo comprato o che da mesi/anni giacciono lì, sui nostri scaffali, a prendere la polvere. Chissà poi perché.


Nel post che ho linkato prima potrete leggere i dieci "Vorrei, ma non riesco" di Strawberry, tra cui ha poi aperto un sondaggio per scegliere il titolo del prossimo gruppo di lettura. Se ci fosse qualcuno interessato comunico che a maggioranza è stato scelto I fratelli Karamazov di Dostoevskij e che per ogni informazione è stato creato questo evento su facebook. Personalmente ancora non so se parteciperò, visto che dopo Anna Karenina mi sembrerebbe un po' masochistico da parte mia ributtarmi in un mattone russo del genere, d'estate per giunta. 


Ci sto ancora pensando, comunque.







Immagine di Una fragola al giorno.

A seguire ho rubato l'idea a Strawberry e ho scritto anch'io la lista delle mie dieci letture "Vorrei, ma non riesco". Sperando che sia di buon auspicio per riuscirci, finalmente.



1- Il secolo breve di Eric Hobsbawm. Questo sta prendendo la polvere da anni, dall'ultimo anno di liceo, a essere precisi. La prof di storia ce l'aveva consigliato e io che mi sentivo tipo Wonder Woman l'avevo subito comprato e iniziato. Ho schemi e frecce dei primi capitoli, poi più niente. Gli impegni per la maturità sono diventati troppo ingombranti e il secolo breve è rimasto incompiuto, con un segnalibro dopo le prime centinaia di pagine. Vorrei ricominciarlo.

2- Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij. Anche questo è tra gli impolverati della mia libreria, sento che presto sarà il suo turno (a onor del vero devo dire che me lo sento almeno da un paio d'anni).

3- Jane Eyre di Charlotte Bronte. Ho visto il film, ho sentito pareri eccezionali e altri un po' meno entusiasti, perciò sono curiosa di vedere che effetto farebbe a me.

4- La Bibbia. Sì, lo so, detto da me è strano. Ma strano proprio al limite dell'incredibile. Eppure mi piacerebbe conoscere il libro credo più importante del nostro Paese e della nostra storia. Non ne condivido l'importanza, ma non posso negare che quest'importanza esiste eccome. E allora perché non prendere tutto come una gigantesca favola, immagino anche bella, che ha avuto un po' più successo delle altre e che ha impregnato le vite di tutti, anche di chi, come me, storce il naso di fronte alla fede?

5- La storia di Elsa Morante. Lo voglio leggere perché sì, perché mi immagino emozioni, riflessioni, dolori, ingiustizie. Perché mi piacciono i libri che raccontano gli eventi che hanno costruito l'Italia in cui viviamo oggi.

6-I racconti di Kolyma di Varlam Salamov. Ne aveva parlato Saviano una volta in tv, mi ricordo ancora il suo discorso e mi ricordo che da quella sera ho deciso che prima o poi l'avrei letto questo libro sui gulag russi.

7- Gomorra di Roberto Saviano. Il punto precedente mi ha fatto venire in mente che vorrei leggere anche il motivo per cui un uomo giovane sta vivendo una non vita. Vorrei leggerlo per rispetto di un trentenne sacrificato in nome di valori oggi così calpestati, vorrei leggerlo nonostante non sia mai riuscita nemmeno a vedere il film, visto che mi sono addormentata puntualmente tutte le volte che c'ho provato.

8- Hemingway. Qualsiasi cosa, perché non ho mai letto niente di suo. Anzi, se avete consigli sono ben accetti!

9- Harry Potter. Stessa motivazione di Hemingway, a cui si aggiunge anche il fatto che il 99% dei blog che leggo ne parla con un entusiasmo unico.

10- Cent'anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez. L'ho preso in mano dalle migliaia alle milioni di volte in libreria senza mai comprarlo, però lo voglio.



E le vostre letture "Vorrei, ma non riesco" quali sono?

La foresta dei girasoli, frasi [Torey L. Hayden]


Scarabocchi sul libro










«Gli uomini sono molto diversi dalle donne. [...] Non sono forti come noi. Gli uomini sono più vulnerabili quando amano. Si danno di più. Le donne no. Le donne tengono sempre in serbo una piccola parte di sé. Le donne sono più complicate, sotto questo aspetto. Ma gli uomini no. Amano e basta. E sono vulnerabili, capisci? [...] Gli uomini hanno molte paure. Devi essere molto gentile con un uomo, perché se lasci che ti ami troppo e poi lo fai soffrire non si riprenderà più. Una donna sì. Ma un uomo no. Sarà sempre spaventato. Se gli fai male, non sarà più capace di amare allo stesso modo. Questo ti dà un potere su di lui. Devi ricordarlo.»



Megan aveva sempre più sogni che buon senso.



«Come puoi continuare a dirlo? 'Non sarebbe successo a noi; noi non siamo ebrei'? Perché non fai altro che dirlo? È accaduto alla gente Lesley. Alla gente vera. E dato che anche noi siamo gente poteva accadere a noi. Sei tu la stupida».



«Non ha sogni. Ha delle fantasie. Ma non sogni. Niente da perseguire. [...] Quando ti sposi, non fare questo errore. Sposa un uomo con dei sogni.» 



«Ma andrai all'università? [...] È molto importante, lo sai. Voglio che tu ci vada. Io ci andai. Popi diceva sempre che non bisognerebbe mai sprecare un dono, se lo si è ricevuto. E aveva ragione. Sai, tu sei molto intelligente. Ci andrai e la completerai, ja? Io non l'ho finita. Ma tu devi farla.»



«Non basta. [...] L'amore aiuta, ma non basta. Bisogna cambiare le cose. Bisogna scoprire perché le cose non funzionano e renderle migliori. In questo io e mio padre siamo diversi. In questo lui sbaglia. Se vuoi rendere migliore il mondo, devi cambiare le cose. Papà ti abbraccia e tu ti senti meglio, ma le cose non vanno meglio. È quello che fa lui con la mamma. Lui la stringe tra le braccia, la bacia, la fa sentire meravigliosa. Ma lei continua ad avere i suoi problemi. Niente è cambiato.»



«Volevo tanto vivere. Tu non puoi capirlo. Bisognava esserci, in quell'epoca terribile, per comprendere quanto sia prezioso il mondo normale. Quanto vuoi continuare a viverci e a fare cose normali.»



«Lesley, tu devi capire quanto ho amato tua madre. Lei era tutto il mondo per me. Dal momento in cui l'ho conosciuta. L'amavo più di quanto abbia mai creduto possibile amare un'altra persona. Era una persona incredibile. Diversa. Vibrante. Lesley, io non sono così. Io sono come tanti. Amarla era l'unica cosa eccezionale che io abbia fatto in vita mia.»



«Le cose cambiano, Les. [...] Incomincio a capirlo. Le cose cambiano sul serio. Si diventa adulti. Non potevo continuare a giocare a Guerre stellari per sempre. Se ho imparato qualcosa, questa primavera, è proprio questo. Il telescopio e tutto il resto erano divertenti, ma non erano il mondo reale. Le stelle rimangono lassù. Non hanno bisogno che io le osservi per rimanere al loro posto. Andranno avanti senza di me.»

Sempre di domenica #30






1- Noisli. Dateci un'occhiata se vi piace scrivere con qualche rumore naturale in sottofondo, tipo quello del vento, della pioggia o del fuoco (io l'ho scoperto leggendo questo post). A me non serve, innanzitutto perché quando scrivo ho bisogno di silenzio e poi perché per ascoltare i suoi della natura non ho bisogno di internet! Eh lo so, son fortunata in questo. 


2- Scuola: le 60 note disciplinari più assurde di sempre.


3- Idee per un giardino originale. Questa è la board che ho creato su Pinterest dedicata appunto a un giardino alternativo. Non ho il pollice verde, ma ci sono delle cose per cui potrei provare a farmelo venire.


4- Si legge poco? Colpa dei mattoni a scuola. Pare che i mattoni per eccellenza siano I promessi sposi, Delitto e castigo, Le ultime lettere di Jacopo Ortis, La storia di Elsa Morante e I Malavoglia. Non ho letto interamente nessuno dei cinque, colpa di una prof di lettere che ci faceva leggere davvero poco. Ho studiato molti capitoli dei promessi sposi e sono quasi convinta che mi piacerebbe leggerli interamente, adesso che sono più grande. Voglio leggere anche il libricino di Foscolo, mentre non sono attratta affatto dai Malavoglia. I brani di antologia, in questo caso, mi sono sembrati più che sufficienti. Del romanzo della Morante e di Delitto e castigo non ho mai letto nemmeno mezza riga, ma entrambi sono da secoli nella mia lista di libri che voglio assolutamente leggere. 


5- L'arma di "istruzione" di massa di Raùl Lemesoff.

Somewhere over the rainbow - Maggio 2014

Seconda puntata della mia rubrica a cadenza assolutamente casuale.






















La foresta dei girasoli, Torey L. Hayden [Io sono come tanti. Amarla è l'unica cosa eccezionale che io abbia fatto in vita mia.]



Un giro in libreria con la mamma, qualche giorno fa, è bastato per farci portare a casa un libro qualunque, scelto, a differenza di altri ben più noti, solo perché aveva nel titolo il nome di quei fiori che tanto piacciono sia a me che a lei: i girasoli, appunto. Stamattina li ho anche seminati, nella mia aiuola, nel mio angolo relax, vicino all'amaca. Speriamo crescano belli come quelli di un paio d'anni fa.



La foresta dei girasoli è tornato a casa con me senza che io sapessi minimamente che cosa c'avrei trovato dentro, non avevo aspettative ed è forse per questo che sono rimasta piacevolmente colpita dalla storia, straripante d'amore e di sofferenza. Col senno del poi non credo che ci fosse compagnia migliore di quella della mia mamma per scegliere questo libro, visto che parla proprio di una madre, Mara. Una madre che non è come le altre, una madre che indossa i vestiti del marito, porta i capelli lunghi e selvaggi, una madre che sa incantare quando racconta le storie, una madre che viene da lontano, dall'Europa, e che dell'Europa porta nel cuore ricordi di guerra atroci, che le rimbombano ancora nella testa e la ossessionano. Mara è una donna amata, amata da O'Malley, soldato americano che l'ha portata via da tutti quei luoghi di dolore, che è diventato suo marito e padre delle sue due figlie, Lesley e Meggie. Mara è una donna profondamente amata dalle figlie, che hanno imparato a convivere fin da piccole con i suoi disturbi e i suoi comportamenti sopra le righe. La assecondano, cercano di non innervosirla, cercano di non riportare a galla quella seconda guerra mondiale che ha sterminato la famiglia di Mara e che sembra essere ancora così viva, dentro di lei.

Mara non era ebrea, era ungherese, eppure finì comunque in un campo di concentramento. Le figlie lo scoprono solo quando ormai le conseguenze del suo essere sopravvissuta all'orrore nazista sembrano essere irreparabili. Quando il baratro sembra lì, proprio a un passo di distanza, Lesley e Megs scoprono che la loro mamma non era bella solo ai loro occhi, ma anche a quelli dei tedeschi. Era bionda, carnagione chiara, occhi azzurri. Le SS le avevano preso tutte le misure e avevano stabilito che lei era perfetta per mettere al mondo figli ariani. Rinchiusa in un istituto, la piccola Mara, neanche diciassettenne, fu violentata ripetutamente dai nazisti fino a che riuscì a restare incinta. Partorì un bambino, Klaus, che presto le fu sottratto. Le violenze continuarono finché, per vicissitudini che non racconterò, Mara fu trasferita in un lager.

Non è ebrea dunque, ma è una sopravvissuta a tutti gli effetti. Lo strazio di quegli anni sarà sempre più forte dell'amore della sua famiglia, perché l'amore certe volte sembra davvero non bastare.

Il baratro è lì. Basta un passo. Basta un attimo per rivedere i lupi al posto dei girasoli. Basta un istante per abbandonare il Kansas con la mente e tornare in Germania o magari nel Galles, lì, a Coed-y-Bleiddiau, dove O'Malley aveva portato la sua Mara dopo la guerra. E non importa se intorno ci sono le pianure di quello Stato americano, per Mara c'è ancora Klaus, bambino, che è riuscita a ritrovare, finalmente. E poi c'è il Galles e quella foresta di girasoli con cui ha riempito i sogni belli di Lesley e Megs.


«Non basta. [...] L'amore aiuta, ma non basta. Bisogna cambiare le cose. Bisogna scoprire perché le cose non funzionano e renderle migliori. In questo io e mio padre siamo diversi. In questo lui sbaglia. Se vuoi rendere migliore il mondo, devi cambiare le cose. Papà ti abbraccia e tu ti senti meglio, ma le cose non vanno meglio. È quello che fa lui con la mamma. Lui la stringe tra le braccia, la bacia, la fa sentire meravigliosa. Ma lei continua ad avere i suoi problemi. Niente è cambiato.»


Ho trovato davvero emozionante questa storia. Cruda, dolorosa, stritolante. Come i girasoli con il sole, io non riuscivo a staccare gli occhi da quelle pagine. Avrei voluto leggere, leggere, leggere...tutto il giorno, sempre. Per conoscere la fine. Per sapere se l'amore sarebbe bastato a tamponare quel dolore silenzioso e perenne di Mara. Per capire che genere di donna sarebbe diventata Lesley, appena maggiorenne, quasi diplomata, troppo responsabile per la sua età. Per scoprire la bellezza del Galles coi i suoi occhi. Per sognare foreste di girasoli e, perché no, anche foreste di rododendri. Ché io non sapevo nemmeno esistessero, le foreste di rododendri selvatici. 


Sarà che la storia è narrata in prima persona da Lesley, ma ho sentito una certa affinità con lei, anche se, per mia fortuna, non so che cosa significa essere figlia di una madre come Mara. Avrei voluto un finale con più respiro per lei, avrei voluto un riscatto totale, scritto, e non solo da immaginare, oltre le pagine. 


Ti prego, Les, lascia Paul. È l'unico appunto che mi sento di farle, per il resto so che lei diventerà una grande donna, piena di tutto l'amore che la sua madre imperfetta ha saputo donarle e insegnarle.


«Non ha sogni. Ha delle fantasie. Ma non sogni. Niente da perseguire. [...] Quando ti sposi, non fare questo errore. Sposa un uomo con dei sogni.» 

Una lettura consigliatissima da parte mia. Le emozioni e i colpi di scena certo non mancheranno.

Noteworthy things - Settimane #16 e #17



106/365: Preparazione del progetto per il menù di Pasqua.

- Secondo coniglietto amigurumi finito. Mi piace, sono soddisfatta.

107/365: Biglietti d'auguri e camera sottosopra come in ogni attacco d'arte che si rispetti.

- Altalena nuova che fa "vuuum vuuum".

- Freddo.

108/365: Giornata al profumo di biscotti sfornati e poi glassati, diventati infine dei segnaposto. Oltre che buoni anche belli!

109/365: Il pan girasole.

- I coniglietti tre cuori.

- Una torta di fragole bella bella bella e il menù di Pasqua prende forma!

110/365: Pasqua. È bello quando Pasqua con i tuoi coincide con Pasqua con chi vuoi.

- Due bimbe into the green.

- Tanto cioccolato.

- Freccette.

- Una passeggiata.

111/365: Gita a Norcia e Castelluccio:

     - aria fredda frizzantina;

     - neve quasi a portata di mano;

     - bella compagnia;

     - ombre delle nuvole con mille forme;

     - milioni di foto.

112/365: Cambio di stagione. Ho buttato un po' di jenas troppo consumati, un gilet di lana, una maglietta carina ma troppo urticante. Be'...meglio di niente...



Ho letto: Col nostro sangue hanno dipinto il cielo di Eleonora C. Caruso.



Foto della settimana 16/52 (clic).







113/365: Dolce con pan di stelle, nutella e panna (tanto perché in questi giorni non abbiamo mangiato un bel niente).

• 114/365: Primo dondolamento sull'amaca della stagione.

• 115/365: Assisi e una mattonella con una frase molto bella di San Francesco. Questa: Cominciate col fare il necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile.

• 116/365: Tante bellissime foto di Pasquetta.

- La Cuginetta che mi dice "ciaoooo" togliendosi il ciuccio e facendomi sciogliere.

- Gelato fior di fragola, adoroooooo!

• 117/365: Di nuovo riunione.

- Programmi mondiali e pettegolezzi evitabilissimi.

118/365: Pioggia e freddo.

- Pigiama alle sei come d'inverno.

• 119/365: Di nuovo Anna Karenina, era da tanto che non la frequentavo. Ormai manca poco all'addio...



Ho finito di leggere: Nemico, amico, amante... di Alice Munro.

Ho visto: Nymphomaniac Volume II.



Foto della settimana 17/52 (clic).

Tag: Mental Book

Il gioco l'ho trovato in un post di Alenixedda (questo), ma è stato inventato dal blog Briciole di parole, che ho appena appena conosciuto, e consiste nell'associare a ogni parola il titolo di un libro che ci viene in mente, legato a quella parola quindi. Come sono incapace di spiegare le cose io nessuno mai. Rosa, l'ideatrice del Mental-book, lo descrive così:


La Mental-book è una lista di parole, prese a caso, a cui bisogna associare il primo libro che vi viene in mente. Se dico Bacio, a che libro pensate, immediatamente, su due piedi, veloce veloce??Va benissimo tutto, non ci sono risposte giuste o sbagliate, il collegamento può essere per la cover, la trama, una scena particolare, i ricordi personali legati alla lettura del libro ecc ecc. Insomma il classico gioco di associazioni di parole preso dalla psicologia e applicato al mondo dei libri. 

• Tempo

Per dieci minuti di Chiara Gamberale. Ne ho parlato qui poco tempo fa.

• Cioccolato

Chocolat di Joanne Harris, letto ormai un anno fa. L'assonanza in questo caso è stata proprio immediata, gli scarabocchi su questo bellissimo libro sono qui.

• Sangue

Bianca come il latte rossa come il sangue, romanzo d'esordio del prof Alessandro D'Avenia. La copertina del libro mi incuteva così timore che ho rimandato a lungo la lettura del libro, poi l'ho fatto (prima che aprissi il blog) ed è stata emozione con la E maiuscola.





• Magia

Strega d'aprile di Majgull Axelsson. Un libro che non avrei mai scelto di comprare, ma che per fortuna mi è stato regalato. Una storia molto particolare e dolorosa, intrisa di magia. Qui i miei scarabocchi.

• Viaggiare

Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. È una delle mie ultime letture e forse per questo mi è venuta in mente prima di tante altre. Tutto sommato credo che ogni storia abbia in sé un viaggio. Ne ho parlato in questo post.

• Musica

Questo punto mi ha messo un po' in difficoltà, poi mi sono ricordata di Novecento, il mio (ancora) unico incontro-scontro con Baricco. Due anni fa scrivevo questo al riguardo.





• Fiori

Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh, un libro davvero bello, che mi aveva completamente conquistata. Ricercando il post mi sono resa conto di averlo letto addirittura quasi tre anni fa, lo ricordo ancora con affetto. Credo che questo sia stato uno dei primi libri di cui ho scritto qui sul blog.

• Mistero

Il miglio verde di Setphen King. Non leggo mai libri particolarmente misteriosi, ma prossimamente vorrei provare a vedere se mi piacciono i gialli. Chissà. Del miglio verde ho parlato qui comunque.

• Estate

Gli indifferenti di Moravia, un'obbligata lettura delle vacanze estive. Ricordo di aver avuto più e più volte la tentazione di chiudere il libro e lasciarlo a metà, ma ero una secchiona e non fare i compiti non rientrava nelle mie abitudini. Per questo mi sono trascinata per settimane questa storia noiosissima che non riuscivo a terminare, era diventata l'incubo di quell'estate lì.

• Felicità

Sulla strada di Jack Kerouac. No, la felicità non l'ho provata leggendo quel libro, anzi tutt'altro. Il libro su cui avevo aspettative piuttosto alte non mi era piaciuto affatto, però lo stavo leggendo nell'esatto momento in cui stava venendo al mondo la mia nipotina. E quel grido È nataaaaa!!! mi ha colto proprio tra quelle pagine. Come non associarle dunque alla felicità? Ne ho scritto qui.




Sempre di domenica #29




1- Fictitious Dishes è un libro fotografico e culinario in cui l'autrice, Dinah Fried, ha ricreato i cibi "tipici" di una cinquantina di romanzi, tra cui, per fare qualche esempio, Heidi, Sulla strada, Alice nel Paese delle Meraviglie. Mi sembra fantastico!

2- Grace Ciao l'ho scoperta vedendo un'immagine su tumblr (questa), l'ho vista e sono rimasta a bocca aperta di fronte alla bellezza e all'eleganza, probabilmente anche al profumo, di quegli abiti creati con petali di fiori su misura.

3- Mickey mouse food. Non so perché mi stia uscendo fuori un Sempre di domenica così mangereccio. Chissà.

4- Paolo Nori. Immagino di aver già nominato in passato il blog di Paolo Nori, non lo ricordo con esattezza, ma è probabile. Io adoro leggerlo, sempre. Mi fa ridere, pensare, spesso è come se lui riuscisse a dare voce ai miei pensieri, come nel finale di questo post, per esempio.


Allora, non so gli altri, ma io, l’altro giorno, mi hanno suonato alla porta due ragazzi per convincermi ad andare a votare per il candidato del Partito Democratico alle elezioni di Casalecchio di Reno e io gli ho detto che c’è un requisito minimo, per ottenere il mio voto: non avere la faccia tosta di candidarsi. Uno che non si candida, potrei anche votarlo, gli ho detto, uno che si candida proprio no. Allo stesso modo, mi vien da pensare, c’è un requisito minimo, per far sì che io sia disposto a finanziare un’opera d’arte, cioè che l’artista (regista, scrittore o musicista che sia) non abbia la faccia tosta di chiedermi di finanziarlo. Se non me lo chiedono, potrei anche finanziarli, se me lo chiedono proprio no.

Negli ultimi giorni sono stata conquistata dal post 82.500 e dal fatto che lì c'ho trovato una poesia che non conoscevo e che mi è sembrata bellissima. Si intitola I partigiani ed è di Nino Pedretti.


Non è per via della gloria, che siamo andati in montagna, a far la guerra. Di guerra eravam stanchi, di patria anche. Avevamo bisogno di dire: lasciateci le mani libere, i piedi, gli occhi, le orecchie; lasciateci dormire nel fienile, con una ragazza. Per questo abbiam sparato, ci siamo fatti impiccare, siamo andati al macello col cuore che piangeva, con le labbra tremanti. Ma anche così sapevamo che di fronte a un boia di fascista noi eravam persone, e loro marionette.

5- Costa to Costa. Storie brevi in due titoli. Alcune son carine.

Noteworthy things - Settimane #14 e #15


Non ho smesso di scrivere le cose degne di nota quotidiane, semplicemente per alcune settimane mi sono limitata a non trascriverle dal quadernino al blog. Oggi recupero con le prime due settimane arretrate, dal 2 al 15 aprile.






92/365: Prove di maglioncino a uncinetto: fatti 5 centimetri e, come da tradizione, poi sfatti.

93/365: Lavori primaverili in giardino.

- Serata passata a preparare per ben due volte un dolce visto la mattina alla Prova del cuoco, dopo il fallimento del primo tentativo.

94/365: Funghi primaverili (buonissimi) e primi asparagi (che non mi fanno impazzire).

95/365: Inventando una farfalla a uncinetto, work in progress...

- Tanto, tanto, tanto maglioncino per la nipotina!

96/365: Primo gelato della stagione.

- Tante chiacchiere e idee sul futuro del nostro paesino.

97/365: Indagini a tutto gossip senza ancora una vera soluzione.

- Gara di disegno, nipotina giudice.+

98/365: La mafia uccide solo d'estate, bello bello bello! Bravo Pif!



Ho finito di leggere: "Vertigini", una raccolta di racconti tra cui uno di Bajani.

Ho visto: Ex, Amici di letto, Nymphomaniac Volume I, Stai lontana da me, La mafia uccide solo d'estate.



Foto della settimana 14/52 (clic).

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99/365: Carta colorata.

- Tiramisù alle fragole per domani (sto facendo tutti i dolci possibili e immaginabili con le fragole!).

100/365: Ho finito tutti i pezzi della farfalla portatovaglioli.

- Riunione affollata e ambiente rivoluzionario. Attenzione, perché Yes we can...

101/365: Coniglietto amigurumi per Pasqua: bello, bello, bello!

102/365: Pomeriggio all'oratorio tra palme, carta, forbici, fiocchi, bambini festanti e futuri preti poco credibili.

103/365: Aria di primavera-estate.

- Prima briscoa della stagione al bar con un nuovo compagno..

- Pulcino amigurumi, troppo dolce e carino!

104/365: Alla ricerca di un regalino per Pasqua per la mia nipotina. Alla fine le ho preso una salopette bellissima, che fa la linguaccia.

105/365: Lavori in giardino.

- Gerani rossi e ricerca di tante "mi" (=lumachine).



Ho visto: Il giorno più bello, Biancaneve (il film del 2012), I passi dell'amore, Love story.



Foto della settimana 15/52 (clic).

Più cancelli e più ti resta il segno * [Aprile 2014]



Meglio tardi che mai faccio i conti anche con aprile, che non è stato poi così malaccio in fondo.

Dal blog sono stata piuttosto lontana, ho continuato a scrivere le Noteworthy things tutti i giorni sul quadernino, senza trovare mai la forza e la voglia per scriverci dei post, ma credo che arriveranno nei prossimi giorni.

Aprile è stato Pasqua, una Pasqua into the green per me e la mia famiglia, una Pasqua per la quale ho sperimentato nuovi amigurumi di cui sono molto molto orgogliosa. Mentre avevo l'uncinetto in mano mi sono dedicata a tanto streaming guardando un sacco di film, il più bello dei quali è stato senza dubbio La mafia uccide solo d'estate. Pif mi ha davvero sorpresa e mi ha fatto perdere anche un po' di tempo nei miei lavori pasquali, visto che per ammirarlo ho dovuto posare l'uncinetto. Ho fatto un sacco di biscotti e ho passato una giornata intera a glassarli, giuro che mi facevano male le dita alla fine! Mi sono ritrovata a preparare addirittura le palme all'oratorio, non ho ancora capito bene per quali strane congiunzioni astrali.

E poi aprile è stato un mese molto paesano, paesano in un modo nuovo e bello, spero davvero che quest'aria diversa e quasi rivoluzionaria non sia solo un illusorio fuoco di paglia.

E aprile di dolci dormite, finalmente ritornate, dopo un periodo di insonnia e incubi.

E aprile di gite: Norcia, Castelluccio (1 e 2), Assisi (1 e 2).

E un aprile che profuma già d'estate, da sopra quell'amaca su cui sono tornata a leggere.



Che sia un maggio di sole e di giornate all'aria aperta Mi raccomando: camminate a piedi scalzi sull'erba, chiudete gli occhi e lasciatevi scompigliare i capelli dal vento.



[* Domani è un altro film, Dear Jack. Erano anni che non tifavo più per qualcuno così tanto ad Amici! Se avessi 12 anni avrei la camera tappezzata di Alessio dei Dear Jack...]




Parti azzurre cliccabili.















Vertigini

Col nostro sangue hanno dipinto il cielo

Nemico, amico, amante... - Frasi

Nemico, amico, amante... - Munro

Pulcino

Portatovaglioli farfalla

Gruppo di Pasqua

Coniglio verde/fucsia

Maglioncino

Biglietti




Anna Karenina, Lev Tolstoj […e mi libererò di tutti, e anche di me stessa]

E quindi le ho lette davvero tutte, le 859 pagine di Anna Karenina. C'ho messo un sacco di tempo, è vero, ma sono riuscita ad arrivare alla fine della più lunga storia letta finora da me. Ne sono molto orgogliosa.



A parte la noia dei discorsi filosofici, dei dibattiti sulla società russa, degli eventi politici, delle riflessioni sul funzionamento del lavoro e della proprietà, a parte la noia della parti più descrittive, ecco, a parte questo, Anna Karenina è stata una bella lettura, che spero sia di buon auspicio per altre lunghe letture future.



Del librone russo ho già ampiamente parlato, lascio qui tutti i link:

• Prima parte: scarabocchi /// frasi

• Seconda parte: scarabocchi /// frasi

• Terza parte:  scarabocchi /// frasi

• Quarta parte:  scarabocchi /// frasi

• Quinta parte:  scarabocchi /// frasi

• Sesta parte:  scarabocchi 

• Ultime due parti: frasi

Il meglio però credo che sia nella settima parte, quando Levin e Kity hanno il loro bambino e la passione tra Anna e Vronskij naufraga irrimediabilmente sotto il peso dell'incertezza e dell'incapacità da parte di Anna di credere all'amore del suo amante, che lui le dichiara, ma che lei crede non sia più vero e forte come un tempo. Sente di essere una donna finita Anna, che non ha più suo figlio Sereza e teme di non avere più nemmeno l'uomo per il quale ha rinunciato al suo bambino. In società nessuno le è più vicino, è sola. Non può raccontare quello che sente nemmeno a Dolly, perché nonostante lei non le abbia mai voltato le spalle non potrebbe certo capire le sue azioni, azioni dettate dalla passione che hanno distrutto la sua famiglia.

Le pagine dedicate al suo tormento interiore sono davvero emozionanti, forse le più toccanti dell'intero romanzo, peccato per quel tragico epilogo.



La fine che avrebbe fatto Anna era l'unico aspetto che conoscevo per sentito dire, prima di iniziare a leggere il romanzo. Pagina dopo pagina, poi, mi ero in realtà costruita l'idea di una donna forte e coraggiosa; voglio dire che se avessi letto il libro senza sapere niente della storia, il suicidio di Anna mi avrebbe lasciata a bocca aperta e sarebbe stato un vero colpo di scena per me, nonostante si fosse già ampiamente mostrata come una persona poco razionale e incline ai colpi di testa istintivi. Povera Anna. Non mi è mai stata molto simpatica, ma non credo meritasse una fine così.



Nonostante sia lei a dare il titolo al romanzo Anna appare molte pagine dopo il vero e proprio inizio e scompare molte pagine prima della vera fine. Non è lei la vera protagonista, ma è lei che fa da collante tra tutti i personaggi, tutti la conoscono, nel bene o nel male: Stiva è il fratello, Karenin il marito, Dolly l'amata cognata, Kity la donna a cui ha rubato il marito inizialmente, Vronskij l'amante. Solo Levin appare più distante, i due si incontreranno infatti dal vivo una sola volta, nel finale.

È lui secondo me il vero protagonista di Anna Karenina. All'inizio mi piaceva molto, poi è diventato un po' noioso, ma nel finale l'ho sentito nuovamente vicino. Levin sembra non essere mai in grado di essere davvero felice, nonostante abbia la moglie che voleva, un lavoro che gli piace, anche un figlio, sembra che sia sempre triste, come se gli mancasse ogni volta un pezzo per completare il puzzle. Nel finale trova l'ingranaggio rotto: è il suo intelletto con cui cerca di arrivare ad avere la fede. Non ho capito se poi ha davvero raggiunto una fede cieca come quella di Kity e di molti altri personaggi del romanzo, probabilmente no, però in ogni caso è riuscito a capire che quello che conta è essere giusti, agire nel bene, anche se non si diventa mai perfetti e si continuano ad avere gli stessi atteggiamenti noiosi, gli stessi stupidi litigi.



E quindi ora Anna Karenina è al suo posto.





Approfittando dell'ultima domenica piovosa ho anche visto il film dell'anno scorso, con Keira Knightley nei panni di Anna Karenina che nella pellicola è davvero protagonista. Belli i costumi, la scenografia e anche le musiche che ho scoperto essere di un italiano, Dario Marianelli. Gli intrecci tra Anna e Vronskij sono riportati dal film piuttosto fedelmente rispetto al libro, tutti gli altri no, sono molto più superficiali e affrettati, cosa molto logica in un film che narra un libro di quasi mille pagine.

Mi è piaciuta comunque anche la versione cinematografica, che, se non altro, mi ha fatto ascoltare le pronunce giuste di tutti quei nomi russi (dico soltanto che io Sereza l'ho sempre letto così, com'era scritto!).



Detto questo, che anche il film è un bel film, credo non parlerò più di Anna Karenina per i prossimi millemila anni.



Buona lettura o, più probabilmente, buona visione!




Nemico, amico, amante..., frasi [Alice Munro]


- - - Scarabocchi sul libro - - - 





Nemico, amico, amante...


Più in là, in un armadio a vetri per evitare che dita profane potessero sfiorarli, stavano una mezza dozzina di abiti da sposa: una spuma bianchissima di raso fior di vaniglia e di pizzi avorio, ricamati a perline e giaietto. Bustini ridottissimi, colli smerlati, gonne sontuose. Nemmeno da giovane si sarebbe mai concessa certe stravaganze, e non solo per una questione di soli, ma per la presunzione che avrebbero significato, per la speranza immodesta di meritare una simile trasformazione, e la felicità.




Il ponte galleggiante


Aveva quarantadue anni, e fino a poco prima ne aveva sempre dimostrati meno. Neal ne aveva sedici di più. Perciò Jinny aveva ritenuto che, secondo il corso naturale delle cose, sarebbe toccato a lei il ruolo che adesso era di Neal, e qualche volta si era anche chiesta con apprensione come se la sarebbe cavata. Una sera a letto, prima di addormentarsi, mentre gli teneva la mano, una mano calda e viva, aveva pensato che almeno una volta nella vita avrebbe stretto nella sua, toccato, la mano di Neal ormai morto.



Non era né timida, né arrendevole, né spontanea, né pura.

Una volta morti, ovviamente, simili opinioni sbagliate erano tutto ciò che restava.






Mobili di famiglia


Non è escluso che lo tormentasse come fanno le ragazzine con i compagni di scuola, quando litigare è fonte di garantito piacere da entrambe le parti e gli insulti nascondono dei complimenti.



Non pensai alla storia che avrei scritto su Alfrida - non a quella in particolare - ma al lavoro a cui volevo dedicarmi, più simile a una mano che acciuffi qualcosa nell'aria che alla costruzione di storie. Le grida della folla mi arrivavano come un violento battito cardiaco, pieno di sofferenza. Solenni, splendide onde sonore con il loro remoto consenso e il loro lamento quasi sovrumano.

Era questo che volevo, questo su cui pensavo di dovermi concentrare; così volevo la vita.




Conforto


Avevano sempre rimandato l'ipotesi di un figlio. Nina sospettava che fossero tutti e due un po' troppo presuntuosi per accettare l'idea di doversi accontentare di identità riduttive e vagamente comiche come quelle di mamma e papà.




Ortiche


Comunque. Sarebbe la stessa identica cosa, se ci incontrassimo ancora. Oppure no. Un amore non utilizzabile, che sapeva stare al suo posto (qualcuno lo definirebbe non vero, perché non rischierebbe mai di farsi tirare il collo, né di trasformarsi in una battuta volgare, di consumarsi penosamente). Un amore che non rischia niente, ma che si mantiene vivo come una goccia di miele, una risorsa sotterranea. Con il peso di questo nuovo silenzio venuto a sigillarlo.




Post and beam


- Tu dovresti farti la tua vita, - disse Lorna. Le pareva strano di essere lei a dare consigli a Polly.

- Oh, certo, certo, - ribatté Polly. - Sarei dovuta uscire di casa quando andava tutto bene, credo. Ma quando, esattamente? Non ricordo un periodo in cui le cose andassero particolarmente bene. Prima di tutto, sono rimasta bloccata per aspettare che tu finissi la scuola.



Quando scoprì che Brendan era un insegnante di matematica si innamorò anche del contenuto della sua testa. La conquistava in un uomo, qualsiasi forma di sapere a lei del tutto inattingibile. Una competenza in motori meccanici avrebbe avuto lo stesso effetto.




Quello che si ricorda


Durante la funzione, il sacerdote aveva paragonato la vita terrena di Jonas alla permanenza intrauterina di un bebè. Il bambino, aveva detto, non sa nulla di altre forme di vita e abita la sua tiepida, buia grotta d'acqua senza mai sospettare l'esistenza del grande mondo luminoso nel quale sarà presto catapultato. E noi mortali abbiamo una vaga idea, ma siamo assolutamente incapaci di immaginare la luce che ci attende dopo il travaglio della morte. Se il bambino potesse essere informato di ciò che gli accadrà nel prossimo futuro, non sarebbe forse incredulo, oltre che spaventato?




Queenie


Mio padre e Bet. Il signor e la signora Vorguilla. Queenie e il signor Vorguilla. Queenie e Andrew, perfino. Erano tutte coppie e ciascuna di esse, per quanto sconclusionata, disponeva, adesso o nel passato, di una tana privata fatta di calore e scompiglio, dalla quale io ero esclusa.

Anna Karenina, frasi [ultime due parti]






Settima parte


Il primo bicchiere è come il piombo, il secondo ti dà il rombo, il terzo vola via come un colombo. 



- Riferite a vostra moglie che le voglio bene come prima e che, se non riesce a perdonarmi la mia situazione, le auguro di non potermi perdonare mai. Per perdonare è necessario passare attraverso quello che ho passato io e voglia il cielo che non debba capitarle mai.



Aveva sentito che, oltre all'amore che li univa, tra loro si era instaurato lo spirito maligno del conflitto che lei non riusciva a scacciare né dal cuore di lui né, tanto meno, dal proprio.



Sapeva e sentiva soltanto che ciò che avveniva era simile a quello che era un anno prima al capezzale del fratello Nikolaj. Ma mentre quello era un evento di dolore, questo era un evento gioioso. Tuttavia sia quel dolore che questa gioia erano egualmente al di fuori di tutte le normali condizioni di vita, erano una sorta di insenatura nella vita quotidiana attraverso cui si intravedeva qualcosa di superiore. Quegli eventi si svolgevano con eguale tormento ma, nell'intravedere quel mondo superiore, l'anima si elevava alla stessa inafferrabile altezza che prima non aveva mai raggiunto, dove la ragione non riusciva a seguirla.



Questo impiego, come tutti quelli del genere, richiedeva tali competenze e tali impegni che era ben difficile metterli tutti insieme in una persona sola. E, visto che non esisteva una persona che riunisse in sé tutte quelle qualità, tanto valeva che quel posto fosse occupato da un uomo onesto piuttosto che da un disonesto.



- Il rispetto è stato inventato per colmare il vuoto che dovrebbe riempire l'amore.



Non siamo forse tutti quanti gettati al mondo soltanto per odiarci a vicenda e di conseguenza per tormentare noi stessi e gli altri?




Ottava parte


Lui stesso dice che vorrebbe avere la fede, ma allora perché non crede? Non sarà perché pensa troppo? E pensa troppo perché è troppo isolato. Sta sempre solo e ancora solo.



"E non è forse quello che fanno tutte le teorie filosofiche, che per mezzo di pensieri strani e atipici per l'uomo, lo conducono a conoscere ciò che sa già e che conosce talmente bene da non poterne farne a meno per vivere? Non è forse chiaro dal modo in cui ogni filosofo sviluppa la sua teoria che, proprio come il contadino Fedor e non meglio di lui, già dal principio conosceva benissimo il significato fondamentale della vita e che solo con lo strumento fallace dell'intelletto cerca ora di ripristinare la condizione in cui già sapeva tutto?"



- La parola 'popolo' è così indefinita, - disse Levin. - Gli scribi municipali, gli insegnanti e forse un contadino su mille sanno di cosa si tratta. Il resto degli ottanta milioni [...] non solo non esprimono la propria volontà, ma non hanno la più pallida idea su cosa dovrebbero esprimerla. Che diritto abbiamo di dire che è la volontà del popolo?

Nemico, amico, amante..., Alice Munro [Una mano che acciuffa l'amore nell'aria]



Se Alice Munro non avesse vinto il Premio Nobel per la Letteratura quest'anno, probabilmente non avrei mai letto questo libro. Be', sarebbe stato proprio un peccato.

Non sono un'appassionata di racconti, solo negli ultimi mesi ho iniziato a frequentare un po' il genere, tra Paolo Cognetti, Stephen King e Gianrico Carofiglio. Niente di paragonabile alla bellezza, all'eleganza, agli intrecci dei racconti di Alice Munro, d'altra parte ci sarà pure un perché se ha vinto il Premio Nobel, no?



Nemico, amico, amante... riunisce nove racconti, il primo dei quali dà il titolo alla raccolta. Le trame sembrano semplici, eppure sono sviluppate in modo tale da renderle speciali. Tutto ruota intorno all'amore, dipinto in tutti i suoi colori e in tutte le sue diverse sfaccettature. Non c'è una storia che si ripete, non ci sono due donne che si somigliano. Ogni racconto è unico, come unica è ogni storia d'amore che si rispetti, come unica e irripetibile è la vita di ogni persona.



Ecco i nove racconti (c'è qualche spoiler):

1) Nemico, amico, amante.... Non domandare, a noi non è dato sapere che cosa il destino abbia in serbo per me, che cosa per te..., il passo di una versione di latino che chiude il racconto riassume l'intreccio degli eventi che portano addirittura alla nascita di un bambino. Due solitudini e due amiche alle prese con la scoperta del sesso e con passatempi alquanto sciocchi. Come nel più classico degli effetti domino, o farfalla, una loro birichinata determina, involontariamente, non solo un uragano nelle vite di un paio di persone a loro vicine, ma addirittura una piccola vita nuova di zecca.

2) Il ponte galleggiante. Jinny è malata di cancro, ha un marito (Neal) molto più grande di lei che aveva sempre immaginato avrebbe visto morire, un giorno; invece probabilmente succederà il contrario e sarà lui a stringere la mano gelata di lei. Ha smesso di sentirsi una donna da tempo Jinny, sempre attenta a non farsi la pipì addosso e a non farsi portare via il cappello dal vento, per evitare di lasciare scoperto il suo cranio senza capelli. Inaspettatamente invece si dimentica di tutto una sera, al buio, su di un ponte galleggiante in mezzo a una palude, in compagnia di un ragazzino. Lì, con lui, assapora forse per l'ultima volta, un brivido di libertà e attrazione.

3) Mobili di famiglia. Storia famigliare, di rapporti che si intrecciano e cambiano col tempo. C'è una bambina che abita in campagna e che, come tutte le bimbe che vivono in campagna, sogna la città. Il suo ideale di libertà, affermazione personale e indipendenza trova un modello in Alfrida, una zia che scrive sui giornali e che vive ormai davvero sempre in città. Ha una risata contagiosa e un modo di fare unico, non è una donna come le altre, si veste alla moda e frequenta anche un uomo sposato. La bimba vede in lei una specie d'esempio. Quando Alfrida sparisce all'improvviso dalla vita della sua famiglia, la bambina scopre con sorpresa di non sentirne davvero la mancanza. Ormai donna si trasferisce in città per studiare, sogna di fare la scrittrice e per diventarlo venderà anche i segreti appassionanti e strappalacrime della vita della stessa Alfrida, così tanto amata, un tempo.

4) Conforto. Un amore lungo una vita, poi la morte e un nuovo bacio. E la vita che, incredibilmente, continuerà davvero. E un cuore che batterà ancora. E una pelle che si arriccerà di nuovo per un'emozione. Nina lo sa, lo capisce subito, nel giorno in cui perde il suo Lewis, che seppure diversa, seppure senza un pezzo fondamentale, avrà comunque ancora una vita da ricostruire.

5) Ortiche. Gli amori non consumati, quelli dell'infanzia, quelli non usurati dall'abitudine, quelli finiti ancor prima di iniziare davvero per cause esterne, ecco, quelli sono amori eterni, gli unici davvero tali, forse. Ci prudono addosso come le ortiche, come le ortiche lasciano il segno. Il tempo e lo spazio sono antistaminici che alleviano il rossore e il bruciore, ma non guariscono mai del tutto, non annullano quell'allergia. Basterà sfiorare di nuovo l'ortica, anche a distanza di decenni, per arrossire ancora.

6) Post and Beam. Storia di un amore normale che va avanti a rinunce e patteggiamenti, che sembra aver dimenticato il brivido dell'attrazione, che sembra non sia nemmeno più amore. E forse chissà, ogni lungo amore, visto da fuori, sembra solo tappezzato di noia.

7) Quello che si ricorda. Meriel e Pierre hanno avuto un matrimonio lungo, hanno passato una vita insieme, finché morte non li ha separati. Una storia da incorniciare, nonostante un tradimento imprevisto e inspiegabile di Meriel, molto molto tempo prima. A quell'uomo, un medico troppo attraente per non cedere alla tentazione, lei ha ripensato di tanto in tanto, per tutta la vita. Non ha mai smesso di amare suo marito né lo ha mai più tradito, non ha mai confessato niente, eppure ha continuato ad andare avanti a fantasie, le più sconce e le più romantiche. Certo non le ha più vissute, ma hanno continuato a farle compagnia per tutta la vita.

8) Queenie. Storia d'amore e di abbandono tra due sorellastre, Queenie e Chrissy. Storia di un amore violento e possessivo, quello tra Queenie e il signor Stan, storia di un amore più sinonimo di amicizia che di attrazione, quello tra Chrissy e Leslie. E poi Alex e la voglia di scappare sempre di Queenie e Chrissy che non riesce mai a entrare a far parte della sua vita, perché viene in ogni caso abbandonata.

9) The bear came over the mountain. Fiona e Grant si sono amati per quasi cinquant'anni, poi lei si è ammalata di Alzheimer finendo col non riconoscere nemmeno più l'uomo che ha amato per una vita intera. Lui la ama ancora e per non vederla stare peggio accetta addirittura di vederla innamorata di un altro uomo, Aubrey.



I miei preferiti? Il primo, l'ultimo, che racconta la malattia di cui ho più terrore in assoluto, e Ortiche, su un primo amore bambino che vive in sottofondo per tutta la vita.


Non pensai alla storia che avrei scritto su Alfrida - non a quella in particolare - ma al lavoro a cui volevo dedicarmi, più simile a una mano che acciuffi qualcosa nell'aria che alla costruzione di storie. Le grida della folla mi arrivavano come un violento battito cardiaco, pieno di sofferenza. Solenni, splendide onde sonore con il loro remoto consenso e il loro lamento quasi sovrumano.
Era questo che volevo, questo su cui pensavo di dovermi concentrare; così volevo la vita.