Nemico, amico, amante..., Alice Munro [Una mano che acciuffa l'amore nell'aria]



Se Alice Munro non avesse vinto il Premio Nobel per la Letteratura quest'anno, probabilmente non avrei mai letto questo libro. Be', sarebbe stato proprio un peccato.

Non sono un'appassionata di racconti, solo negli ultimi mesi ho iniziato a frequentare un po' il genere, tra Paolo Cognetti, Stephen King e Gianrico Carofiglio. Niente di paragonabile alla bellezza, all'eleganza, agli intrecci dei racconti di Alice Munro, d'altra parte ci sarà pure un perché se ha vinto il Premio Nobel, no?



Nemico, amico, amante... riunisce nove racconti, il primo dei quali dà il titolo alla raccolta. Le trame sembrano semplici, eppure sono sviluppate in modo tale da renderle speciali. Tutto ruota intorno all'amore, dipinto in tutti i suoi colori e in tutte le sue diverse sfaccettature. Non c'è una storia che si ripete, non ci sono due donne che si somigliano. Ogni racconto è unico, come unica è ogni storia d'amore che si rispetti, come unica e irripetibile è la vita di ogni persona.



Ecco i nove racconti (c'è qualche spoiler):

1) Nemico, amico, amante.... Non domandare, a noi non è dato sapere che cosa il destino abbia in serbo per me, che cosa per te..., il passo di una versione di latino che chiude il racconto riassume l'intreccio degli eventi che portano addirittura alla nascita di un bambino. Due solitudini e due amiche alle prese con la scoperta del sesso e con passatempi alquanto sciocchi. Come nel più classico degli effetti domino, o farfalla, una loro birichinata determina, involontariamente, non solo un uragano nelle vite di un paio di persone a loro vicine, ma addirittura una piccola vita nuova di zecca.

2) Il ponte galleggiante. Jinny è malata di cancro, ha un marito (Neal) molto più grande di lei che aveva sempre immaginato avrebbe visto morire, un giorno; invece probabilmente succederà il contrario e sarà lui a stringere la mano gelata di lei. Ha smesso di sentirsi una donna da tempo Jinny, sempre attenta a non farsi la pipì addosso e a non farsi portare via il cappello dal vento, per evitare di lasciare scoperto il suo cranio senza capelli. Inaspettatamente invece si dimentica di tutto una sera, al buio, su di un ponte galleggiante in mezzo a una palude, in compagnia di un ragazzino. Lì, con lui, assapora forse per l'ultima volta, un brivido di libertà e attrazione.

3) Mobili di famiglia. Storia famigliare, di rapporti che si intrecciano e cambiano col tempo. C'è una bambina che abita in campagna e che, come tutte le bimbe che vivono in campagna, sogna la città. Il suo ideale di libertà, affermazione personale e indipendenza trova un modello in Alfrida, una zia che scrive sui giornali e che vive ormai davvero sempre in città. Ha una risata contagiosa e un modo di fare unico, non è una donna come le altre, si veste alla moda e frequenta anche un uomo sposato. La bimba vede in lei una specie d'esempio. Quando Alfrida sparisce all'improvviso dalla vita della sua famiglia, la bambina scopre con sorpresa di non sentirne davvero la mancanza. Ormai donna si trasferisce in città per studiare, sogna di fare la scrittrice e per diventarlo venderà anche i segreti appassionanti e strappalacrime della vita della stessa Alfrida, così tanto amata, un tempo.

4) Conforto. Un amore lungo una vita, poi la morte e un nuovo bacio. E la vita che, incredibilmente, continuerà davvero. E un cuore che batterà ancora. E una pelle che si arriccerà di nuovo per un'emozione. Nina lo sa, lo capisce subito, nel giorno in cui perde il suo Lewis, che seppure diversa, seppure senza un pezzo fondamentale, avrà comunque ancora una vita da ricostruire.

5) Ortiche. Gli amori non consumati, quelli dell'infanzia, quelli non usurati dall'abitudine, quelli finiti ancor prima di iniziare davvero per cause esterne, ecco, quelli sono amori eterni, gli unici davvero tali, forse. Ci prudono addosso come le ortiche, come le ortiche lasciano il segno. Il tempo e lo spazio sono antistaminici che alleviano il rossore e il bruciore, ma non guariscono mai del tutto, non annullano quell'allergia. Basterà sfiorare di nuovo l'ortica, anche a distanza di decenni, per arrossire ancora.

6) Post and Beam. Storia di un amore normale che va avanti a rinunce e patteggiamenti, che sembra aver dimenticato il brivido dell'attrazione, che sembra non sia nemmeno più amore. E forse chissà, ogni lungo amore, visto da fuori, sembra solo tappezzato di noia.

7) Quello che si ricorda. Meriel e Pierre hanno avuto un matrimonio lungo, hanno passato una vita insieme, finché morte non li ha separati. Una storia da incorniciare, nonostante un tradimento imprevisto e inspiegabile di Meriel, molto molto tempo prima. A quell'uomo, un medico troppo attraente per non cedere alla tentazione, lei ha ripensato di tanto in tanto, per tutta la vita. Non ha mai smesso di amare suo marito né lo ha mai più tradito, non ha mai confessato niente, eppure ha continuato ad andare avanti a fantasie, le più sconce e le più romantiche. Certo non le ha più vissute, ma hanno continuato a farle compagnia per tutta la vita.

8) Queenie. Storia d'amore e di abbandono tra due sorellastre, Queenie e Chrissy. Storia di un amore violento e possessivo, quello tra Queenie e il signor Stan, storia di un amore più sinonimo di amicizia che di attrazione, quello tra Chrissy e Leslie. E poi Alex e la voglia di scappare sempre di Queenie e Chrissy che non riesce mai a entrare a far parte della sua vita, perché viene in ogni caso abbandonata.

9) The bear came over the mountain. Fiona e Grant si sono amati per quasi cinquant'anni, poi lei si è ammalata di Alzheimer finendo col non riconoscere nemmeno più l'uomo che ha amato per una vita intera. Lui la ama ancora e per non vederla stare peggio accetta addirittura di vederla innamorata di un altro uomo, Aubrey.



I miei preferiti? Il primo, l'ultimo, che racconta la malattia di cui ho più terrore in assoluto, e Ortiche, su un primo amore bambino che vive in sottofondo per tutta la vita.


Non pensai alla storia che avrei scritto su Alfrida - non a quella in particolare - ma al lavoro a cui volevo dedicarmi, più simile a una mano che acciuffi qualcosa nell'aria che alla costruzione di storie. Le grida della folla mi arrivavano come un violento battito cardiaco, pieno di sofferenza. Solenni, splendide onde sonore con il loro remoto consenso e il loro lamento quasi sovrumano.
Era questo che volevo, questo su cui pensavo di dovermi concentrare; così volevo la vita.